Qualche giorno fa mi sono imbattuto in uno di quegli articoli dove la morale dell’articolo è “si stava meglio quando si stava peggio”. Ebbene, riflettendo su quanto letto, ho fatto un po’ di esame di coscienza e sono giunto alla riflessione che – forse – non è proprio del tutto sbagliato quello che veniva analizzato. L’articolo partiva dal presupposto che il ‘digitalizzare’ le proprie idee, il non scriverle con una penna o una matita su un pezzo di carta, le spersonalizza e non permette in chi le compila di divenire parte delle sue idee. Al che io ho pensato che effettivamente fino a qualche tempo fa (secoli) anch’io avevo il mio bel moleskine falso, la mia bella penna e mi annotavo un po’ di tutto. Dalle note spese alle dosi per fare la mestica delle tele. Dal disegno delle unghie di una vecchia ai discorsi che mi intavolavano amici o che origliavo quando avevo ancora qualche secondo di tempo libero. Adesso tutte quelle cose non fanno più parte del mio quotidiano. Tendo spesso a sintetizzare e a scrivere l’essenziale. I disegni sono ridotti all’osso (e ne risente anche la mia ispirazione). E le idee che ho, se non sono pronto a metterle nero su bianco da qualche parte, dopo qualche microsecondo scompaiono. Inoltre quello stramaledetto di facebook mi fa perdere tempo prezioso e talvolta mi fa diventare peggio di una vecchia dalla parrucchiera, che ascolta le chiacchiere e le legge sul giornale. Mi autosputo in un occhio. Il problema non sono le idee che mancano. Al contrario. Il problema è dato dal fatto che le idee si ammucchiano e ad un certo punto esplodono concentrandosi. Una di queste idee che ho avuto in questi giorni riguarda un modo diverso di presentare i quadri.

Ho visitato una mostra di un emerito sconosciuto e devo dire che la mostra di per se faceva proprio schifo. Ma tant’è. Ero lì. Lo spazio era poco. Il posto era buio. La gente che entrava così come vedeva i soggetti nemmeno firmava il diario e se ne fuggiva. Ma una cosa mi ha colpito. Ed era il modo in cui era allestita. Questo artista infatti non aveva cavalletti, e neppure pannelli pesanti in legno. Ma si era armato di alcuni ‘fogli’ di un bel cartone ondulato tipo quello degli scatoloni, solo più spesso (direi un 2 centimetri) e li aveva disposti ad angolo in modo che i pannelli si autosostenessero gli uni agli altri. Brillante. Mi sono armato di pazienza e speranza e il giorno dopo ho chiamato un paio di fornitori che mi hanno dato tutte le dritte. Morale della favola, per sviluppare la mia idea non ci vogliono tante risorse. Se volete saperne di più mandatemi una mail si fa prima perchè la vedo sullo smartphone) perchè voi potreste essere gli artisti di cui ho bisogno per sviluppare ulteriormente questa idea.

PS dopo quattro anni: ho fatto una mostra usando le stesse idee (pannellature economiche ecc. ecc…) la cosa è andata anche abbastanza bene. Ma l’allestimento è tutt’altro che economico. La cosa migliore rimane sempre trovare degli spazi già pronti. Si paga qualcosa in più per l’affitto, ma almeno non dovete star lì ad armeggiare con pannelli, cavi, luci, cartonati, mobilia e via discorrendo.