Alternata ad alcune personali ho continuato a partecipare alla mostra biennale dei dipintori, dove ho partecipato attivamente (anche nell’organizzazione). Durante queste mostre alcuni amici se ne sono andati e hanno lasciato un enorme vuoto. Amici e maestri. La cosa bella è che questi amici hanno lasciato una testimonianza che la pittura e l’arte è una cosa che lascia un ricordo indelebile. Tra le altre cose – nel frattempo – ho cominciato a pubblicare anche qualche canzone (non c’entra nulla, lo so, ma mi va di scriverlo qui)

Mostra Biennale Dipintori Luparensi 2011

Oramai le vecchie preoccupazioni hanno lasciato il posto a nuove idee (e nuovi impegni). Ma le spalle sono belle forti. Avevo pensato che non mi sarebbe fatto male capire se riuscivo a fare un paesaggio. Niente di che. Qualcosa di facile. E allora ho preso una tela (già usata) e ci ho fatto una prospettiva appiattita. Come al solito pochi colori, ben assestati.

Per la cronaca è il vialetto di ingresso del cimitero locale. Non mi piace. Ma è un posto che raramente frequento.

E’ meglio pensare alle cose nuove. Alle persone che amo. Ed è per questo che assieme al paesaggio presento lo sbozzo di quello che sarà il ritratto di un momento che ho amato moltissimo. Era una delle prime uscite con la mia famiglia: niente di che. Una piccola uscita a bassano per bere un caffè.

Mostra Biennale Dipintori Luparensi 2013

Continua la ricerca. Non ci si ferma. Continuavo a fare ritratti. Non ho più partecipato ad alcuna mostra, se non a qualche collettiva locale (Vedelago / Castello di Godego / Marostica / Asolo) ma tutte mostre che non ho vissuto direttamente. Prestavo i quadri. A volte ritornavano indietro, a volte no. Pazienza.

Preso un po’ dal fatto che, forse, i ritratti non erano apprezzati ho deciso di fare qualche esperimento. Un paesaggio urbano. Una prospettiva totalmente appiattita. I cubetti. I pini marittimi tagliati (ricordo di una infanzia bellissima, vissuta a cavallo fra la piazza ed il patronato, passando per casa mia): la mia passione iniziale si ripresenta. Trasformare, sintetizzare. Un olio. Uno solo. 140×140. Poca roba. Stroncatissimo. Chi se ne frega? Ce l’ho ancora in un angolo. Ogni tanto lo tiro fuori e penso che – forse – se ci avessi messo un po’ di più tempo sarebbe stato meglio. Lo devo cancellare.

mostra dipintori luparensi
il viale europa da casa mia. Semplificato.

Dipintori 2015

Mi viene commissionato un quadro che sintetizzi i danni delle dipendenze. E nasce un autoritratto / scheletro / destrutturato. Ne ho fatto due copie. Non mi ricordo più a chi ho regalato una delle due copie.

Pazienza.

autoritratto destrutturato con scheletro

Biennale 2017

Ancora cambiamenti. Si cresce (e si invecchia). Altri amici che prendono nuove strade. I vecchi amici che continuano a camminare e a correre assieme a me. Non si butta via niente, dicevano. E così è.

Mi viene voglia di buttare via i pennelli. Inizio a pitturare con le mani. Con le spatole. Con delle vecchie tessere del supermercato usate come delle spatole. Prendo dei cartoncini e li imbevo di colore. Li incollo. Ci dipingo sopra.

Per una volta tanto la critica capisce che non è espressionismo. I cubetti, per questa volta, vengono messi da parte. Ma i ritratti rimangono sempre il tema che mi ispira meglio.

Biennale 2019

Un anno molto fervido. Ho partecipato a tre collettive. Tutte e tre con gli stessi quadri. Niente male. Molto interesse, ma solo quello. Ma a me non interessa. Non è un lavoro. E’ una passione. Dicono.

Mi accorgo che la scomposizione è una cosa che fa parte del mio segno. Calco la mano su quello.

Mi piacciono i chemical brothers e i loro video pure. Alle altre collettive cui ho partecipato ho presentato due quadri ispirati a quei video.

Adesso stiamo a vedere. Ho lo studio perennemente occupato dallo studente in didattica a distanza… Mi sa che devo trasferirmi per produrre qualcosa per il nuovo decennio. A presto!

PS: se volete vedere la galleria dal 2001 al 2010, cliccate qui!