Non so se vi capita di girare per mercatini dell’antiquariato. Parliamoci chiaro: oramai il volume di cianfrusaglie che circola è veramente elevato e difficilmente ci si trova di fronte a qualcosa che abbia veramente il valore che il rigattiere di turno vuole ottenere.

Sono figure che non lo fanno per lavoro: di solito è gente che va in giro per case di persone più o meno anziane e svuota soffitte o cantine. Soffitte o cantine di gente di censo abbastanza variabile. Difficilmente si trovano di fronte a bottini succulenti e, nel caso questo capitasse, non portano questi tesori in esposizione a questi mercatini delle pulci di quarta classe.

A meno che nemmeno loro (i rigattieri) non capiscano cosa hanno in mano.

Per questo motivo diffido sempre di queste persone e se devo cercare qualcosa di antico mi rivolgo ad antiquari fidati.

Sono oramai vent’anni che sono sulle tracce di alcuni pensatori minori che hanno frequentato le corti post-restaurazione europee e devo dire che, a parte i soliti nomi blasonati, ci sono diversi personaggi molto interessanti. Antesignani, a volte, di quello che sarebbe stata l’evoluzione epistemiologica a cui abbiamo assistito grazie a popper e al suo amico von hayek (mi si perdoni la troppa semplificazione, ma non voglio andare fuori tema).

In un periodo abbastanza lungo che va dal 1832 al 1887 girava un personaggio alquanto strano: un misto di leggenda che ancora oggi non ha un nome reale (si presume che quanto utilizzato fosse uno pseudonimo) e che grazie ad alcuni generosi editori fra lione e parigi ha pubblicato alcuni saggi di cui io sono riuscito ad avere qualche brandello. Residuo indigesto a qualche solerte roditore.

Sto parlando di Gustave Les Pommes.

Si dice che sia nato a parigi nel 1796 da una famiglia di nobili caduti in disgrazia, ancor più che il periodo era proprio quello di maggior successo di napoleone bonaparte. Il casato dei Les Pommes non è nominato in nessun trattato di genealogia nobilare e, forse per tale motivo, siamo portati a credere che questo personaggio abbia utilizzato uno pseudonimo.

Le informazioni che ho sinora raccolto parlano di un giovane Gustave mandato a lione appena sedicenne a gestire gli affari di famiglia e qui, totalmente disinteressato dagli affari, si dedica alle arti e alla letteratura, conoscendo di un circolo di scrittori ed artisti, per lo più pittori, che baudelaire cita come la “galera della pittura“.

Il giovane Gustave non è interessato ai pennelli, ma alla lettura e si imbatte quasi casualmente in una lettura mirabile di un certo Morellet. Tale lettura farà scattare una scintilla in Gustave che lo porterà in poco tempo a scrivere alcuni saggi che, purtroppo, nessun editore vuole pubblicare anche perché nel frattempo la famiglia di Gustave perse gran parte dei suoi averi in una speculazione finanziaria (si parla di un prestito alla famiglia reale non onorato ma, come tutta la vicenda su cui ruota la vita di Gustave, non ci sono prove a questo riguardo).

Gustave torna allora a parigi e riesce a dare alle stampe autofinanziandosi il primo saggio dal titolo “Dialogues révolutionnaires d’un vieux noble en regardant la rivière” nel 1837 (?). Di questo libro, stampato in pochissime copie, ci sono pervenuti pochi brandelli.

Ma la vera rivoluzione è quella del 1839. Gustave ha letto e riletto i classici e ha capito che il vero pensiero filosofico speculativo ha una falla evidente. Non è speculativo al punto giusto. Ed è lì che comincia ad elaborare la teoria della speculazione speculativa.

Nel suo saggio di quell’anno, saggio anche questo recuperato a brandelli, c’è un interessantissimo passaggio: “Qualche anno fa giravo per parigi e notai, con un certo disgusto, che il tempo che passavo a girare per parigi era notevolmente superiore a quello che passavo nel mio studio. Così decisi di dedicare maggior tempo allo studio nel mio studio. E così mi dedicai a studiare il mio studio. Devo dire che da allora ho scoperto delle cose interessanti sul mio studio”. (choses intéressantes à propos de mon studio, parigi 1839).

Sono ancora alla ricerca di cose interessanti che riguardano questa mente così innovativa e che anticipa di quasi due secoli il pensiero latente che pervade questo nuovo millennio: l’autoreferenzialità statica.

Quanto prima vi aggiorno su quello che trovo a riguardo di questo personaggio.