il peggior popolo della terra è quello che vive in italia. In italia tutti si lamentano del fatto che vivono in italia. Che le cose – in italia – non funzionano e, qualora funzionino, non vanno come dovrebbero. Sono un popolo di gente che pensa e fa tutto avendo in mente solo e soltanto una cosa: il proprio tornaconto. Non esistono eroi. Non esitono persone altruiste. Non esistono persone contente. Le persone felici in italia non esistono. Esistono persone che fingono di essere felici. E nella maggior parte dei casi queste persone spesso pensano che andandosene dall’italia le cose migliorerebbero. E ci sono persone che vanno in altri paesi. Queste persone che vivono in altri paesi si lamentano del fatto che, nonostante l’italia sia una nazione totalmente devastata, rimane sempre la migliore nazione della terra e, memori delle proprie origini, rivendicano il fatto che l’italia rimanga la miglior nazione della terra. Esportando le peggiori nefandezze che si consumano nella loro terra d’origine. Ed ecco che esportano un modo di vivere diverso, un approccio molto istintivo ed intuitivo ai vari lavori, un modo di vedere le cose da una prospettiva che difficilmente altre culture riescono ad avere. E con queste cose esportano pure la mafia, il mandolino, gli spaghetti, il mito della mamma, il campanilismo, il servilismo, i dualismi che solo un italiano riesce a capire e tutto un altro repertorio di amenità che – ripeto e ribadisco – difficilmente un’altra cultura riesce ad avere.

Questa gente si lamenta tantissimo e spesso ritorna nella propria terra di origine e qui avviene il miracolo. Continua a lamentarsi. E stavolta, memore della vita lineare e volutamente facilitata che viene consentita in altre nazioni, si lamenta del fatto che la vita – lineare e volutamente facilitata di cui sopra – era migliore che non in italia.

Ecco gli italiani si lamentano a prescindere. Se sono in italia si lamentano dell’italia. Se sono all’estero si lamentano del fatto che sono all’estero e l’italia è migliore. Se ritornano dall’estero continuano a lamentarsi dell’italia e ribadiscono il fatto che all’estero la vita era migliore. Vivendo in un continuo confronto e stabilendo una sorta di classifica dove mettono al primo posto solo una cosa: il fatto che non sono mai contenti.

Il dubbio che mi è sorto è che questa storia valga anche per gli altri, ma ho la presunzione che difficilmente un francese o un tedesco o, perché no, un siberiano si lamenterebbero così come lo fa un italiano.

E questo lamentarsi è legato ad una cosa fondamentale: in italia siamo liberi di fare tutto e anche l’esatto contrario. Abbiamo il controllo totale di quello che possiamo e non possiamo dire. Non esiste alcun tipo di censura. Non esiste alcun tipo di restrizione. E questo determina la creazione di tanti minuscoli microstati delimitati di volta in volta dal bancone del bar, da una timeline sui social o – più semplicemente – di una pizza in compagnia con i propri amici. Il bello dell’italia è che i governi durano quanto un cambio di mutande perché chi governa è come chi li ha messi lì. Ovvero gli italiani. Ed è per questo motivo che un italiano non andrà mai d’accordo con un altro italiano. Anche quando vanno d’accordo. Per il semplice motivo che due italiani per definizione non andranno mai d’accordo. La nostra non è una repubblica fondata sul lavoro, ma una repubblica fondata sul lamento. E sul fatto che l’erba del vicino è sempre più verde.

Un po’ come in tutto il resto del mondo. L’italia è quel paese dove il tot percento vive sotto la soglia di povertà e poi il telegiornalista d’assalto va ad intervistare questa gente (che vive sotto la soglia di povertà) e trova personaggi obesi, vestiti meglio di me. Alla faccia della soglia della povertà. L’italia è una repubblica democratica fondata sulla furbizia. O forse no.

Buon primo maggio. Volevo prendere in giro per l’ennesima volta il fatto che la festa del lavoro si dovrebbe festeggiare lavorando di più e, in italia, questa cosa è una contraddizione perché abbiamo i governi che aboliscono la povertà per legge, dimenticandosi che l’unico modo per redimersi da una condizione di precarietà o di sottosviluppo non sono le leggi, ma il rispetto e la solidarietà e non le chiacchiere (o le disposizioni che caricano di debiti le generazioni future) e che tutti quelli che oggi blaterano di un’utopia, un mondo migliore, sono gli stessi che domani mattina andranno in ufficio con la loro bella macchina blindata e penseranno a quale altra stupidaggine dovranno dire per farci credere che – in fondo – l’italia è si il peggior paese del mondo, ma anche gli altri non scherzano.

Andatevene affanculo.